Il progetto muove dalla scelta di considerare l’intero lo spazio della nuova piazza come luogo della tradizione dell’ “umbilicus Italie”, ovvero del centro geografico ipotetico dell’Italia, negando decisamente tutte le scorciatoie che passano per una qualche forma fisica di rappresentazione del simbolo, approccio semplicistico ad un tema dai contenuti quasi esclusivamente immateriali.La prima azione progettuale è stata quella di “liberare” lo spazio della piazza dagli oggetti e dalle sistemazioni che l’hanno interessata negli anni recenti, così da recuperare continuità in termini spaziali e di rapporti con le quinte edilizie.Sulla “tela vuota” dello spazio della piazza si è operato un unico deciso gesto producendo un’incisione della superficie nella direzione maggiore della stessa, anche a memoria della antica tessitura romanaa “soli decumani” del cuore antico della città circostante.L’incisione è stata poi manipolata allontanando tra loro i lembi e scoprendo, come in una frattura tettonica, gli strati sottostanti, in parte sistemati con un basolato a “pallenti” a citazione delle pavimentazioni antiche del centro città, e in parte occupati da un velo d’acqua, protetto da una griglia, generato dal monolite lapideo che si erge più o meno a metà della frattura.Le fasce in pietra che proseguono in direzione Est/Ovest l’allineamento dell’incisione centrale recano incisa l’iscrizione “UMBILICUS ITALIAE”.
galleria
Fabio Pitoni, Guglielmo Roversi, Carlo Rosati