Il progetto del Parco urbano di Massimina, nato dal Concorso Centopiazze bandito dal Comune di Roma, ha avuto nel tempo una storia travagliata: inizialmente localizzato in un’altra area è poi “atterrato” in questa, non senza una serie di vicende burocratiche e amministrative che ne hanno poi ridotto la dimensione, lasciando sostanzialmente del Parco solo l’area di ingresso con gli spazi civici.
Spazi che sono comunque entrati nella vita del quartiere: ne fanno fede la notevole quantità di iniziative sociali e culturali che qui si svolgono, bilanciando il basso livello di servizi esistente.
Il progetto originale, richiamandosi alle condizioni fisiche dell’area ed alle esigenze socio-ricreative del quartiere, si articola in due aree funzionali e rappresentative distinte, pur formalmente ricollegabili ad un’unica immagine complessiva.
L’area adiacente al complesso parrocchiale, posizionata lungo via Vanni, si caratterizza come uno spazio di relazione, articolato in vari elementi: la pensilina coperta a verde che occupa lo spazio centrale del piazzale-sagrato, la cavea per incontri e piccoli spettacoli, il verde concluso, la presenza dell’acqua.
Dall’altro lato dell’area la parte non realizzata, con ingresso su via Baglioni, un piccolo piazzale coperto da un’altra pensilina a verde, segnala l’accesso ad uno spazio verde per lo svago e i giochi per bambini.
Le due aree funzionali e rappresentative del parco si sarebbero dovute congiungere tramite un percorso pensile che supera la strada poderale che divide il lotto in due parti, unendo sia simbolicamente che funzionalmente con un elemento architettonicamente caratterizzato l’area di progetto.
Questo ricongiungimento in una immagine complessiva forte, anche se articolata, viene incontro all’ esigenza di interpretare al meglio i bisogni di riconoscibilità urbana dell’area, fornendo un riferimento completamente differente dal paesaggio costruito esistente.
Architettonicamente la passerella di collegamento si interseca con le due pensiline con copertura a verde che caratterizzano la piazza su via Vanni e l’ingresso di via Baglioni.
Legate idealmente all’idea della deformazione del manto verde che si solleva ed estende fino a diventare un elemento architettonico – la pensilina appunto, che nel caso della piazza inquadra da un lato la chiesa e dall’altro la cavea per spettacoli e in quello dell’ingresso da via Baglioni funge da portale di ingresso proiettato verso la stessa passerella.
L’impianto generale dell’intervento si inserisce nell’impianto arboreo esistente in modo da divenire elemento di coesione e comunicazione fra le varie parti: i filari di ulivi, i grandi soggetti verdi isolati, i piccoli aggregati consolidati.
Le nuove piantumazioni di progetto serviranno a consolidare il disegno: inserendo fronti verdi ad uso di filtro dove si prevedono nuove edificazioni edilizie e completando le masse arboree esistenti.
Particolare risalto viene dato ai filari di ulivi, vero patrimonio verde dell’area, compresi in un sistema di bordure a terra realizzate con pietre disposte a secco, fino a delimitare un “hortus conclusus” – piccolo bosco urbano.