Labro è un piccolo villaggio medievale al confine tra Umbria e Lazio, posto in una pregevole posizione naturale, dominando dal colle su cui sorge frontalmente il lago di Piediluco, da un lato la valle Avanzana e dall’altro il sistema dei colli circostanti l’altopiano reatino. Il centro storico, ben conservato, si adagia perfettamente al crinale, godendo dell’invidiabile condizione di non aver mai avuto nuove espansioni.
Nella parte più alta del borgo sorge la collegiata di S.Maria Maggiore e in posizione più elevata la cappella di S.Pancrazio. I due edifici nel corso del tempo si sono unificati in un unico corpo, creando uno spazio comune contiguo che insisteva sulla navata laterale della colleggiata. Lo scopo del progetto di recupero è la trasformazione di questo spazio, già utilizzato nel dopoguerra come sala parrocchiale, in un piccolo teatro. Le condizioni iniziali generali del manufatto erano assai degradate sia da un punto di vista architettonico che da quello funzionale e necessitavano di una radicale trasformazione per adattarsi al nuovo uso.
Il progetto realizzato si basa sulla creazione nello spazio più grande di una piccola platea formata da un piano inclinato, in modo da assicurare una adeguata visibilità agli spettatori e allo stesso tempo di permettere l’ uso della sala per esposizioni ed altre iniziative.
Lungo la platea, un controsoffitto costituitao da una serie di archi in legno tra loro controventati, posta quasi a formare una sorta di “chiglia” longitudinale capovolta, bilancia visualmente con la sua centralità assiale l’asimmetria del tetto preesistente, permettendo comunque la visibilità della struttura originaria. Oltre a svolgere questa funzione percettiva gli archi ospitano le componenti tecnologiche di un piccolo teatro – sala esposizioni nonché danno il loro contributo all’equilibrio acustico complessivo.
Gli spazi interni sono completati dal palco e dalla sala prove, dai camerini e dai servizi per il pubblico.
La sistemazione esterna si è basata fondamentalmente sulla creazione del nuovo ingresso con la scala semicircolare in mattoni e pietra locale, staccato e contrapposto al vecchio portale quattrocentesco della cappella di S. Pancrazio, con il quale forma la piazzetta esterna. Un elemento vetrato, che misura a tutt’altezza la facciata, connette il nuovo ingresso con il vecchio, permettendone l’uso come uscita di sicurezza ed accentuando la divisione funzionale e simbolica tra il teatrino e la cappella.
Inoltre all’ esterno il recupero degli spazi e dei resti della vecchia torre viene a costituire un vero e proprio “foyer” aperto, che si protende sino alla struttura belvedere del serbatoio dell’ acquedotto, da cui si domina la valle sottostante, permettendone la vista dai monti del Leonessano sino al Lago di Piediluco.
DISEGNI